3 Dicembre 2017

2017 / La Scuola d’estate

Roberta Carlotto, direttore del Centro Teatrale Santacristina, presenta le attività dell’estate 2017:
«In diverse occasioni ho ricordato come il teatro di Ronconi sia sempre stato un viaggio verso la conoscenza, capace di generare sorpresa, meraviglia, ma anche un’inquietudine e un’insicurezza che costringono ogni volta a rimettersi in gioco. Ritrovo oggi nella vita del Centro Teatrale Santacristina questa identica sfida.
Dal 2015 ci siamo continuamente interrogati su come ripensare la nostra identità senza accomodarci mai nella soluzione più rassicurante e comoda. E anche questa estate, programmando il nuovo ciclo di attività, abbiamo cercato di sperimentare nuove strade che non tradiscano il pensiero di Ronconi, ma, allo stesso tempo, siano capaci di porsi in rapporto e dialogo con la scena contemporanea.
Convinti che il lungo e generoso percorso laboratoriale che è approdato alla messa in scena di In cerca d’autore rappresenti un “modello” teatrale unico, per il secondo anno consecutivo abbiamo proposto a Fausto Russo Alesi di lavorare con lo stesso gruppo di 13 allievi attori su Padri e Figli di Turgenev, con la collaborazione di Fausto Malcovati per la drammaturgia e di Giovanni Vitaletti per le musiche.
Santacristina è stato anche il luogo in cui hanno mosso i primi passi tanti spettacoli, diventati poi produzioni di importanti teatri: è per questo che ci è sembrato giusto ospitare le prove di L’illusion comique di Corneille diretto da Fabrizio Falco che con gli otto attori della compagnia inizierà a lavorare sul testo in vista dell’allestimento della prossima stagione per il Teatro Stabile di Torino.
In contemporanea si svolge Dentro la Scuola d’Estate, il corso di perfezionamento per 10 attori che abbiamo selezionato tra le oltre 250 candidature arrivate in risposta al nostro bando: lo realizziamo in collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia e lo abbiamo strutturato attraverso una serie di laboratori condotti da Luca Bargagna, Massimo Popolizio, Giorgio Sangati, Benedetto Sicca e Alessio Maria Romano per il training fisico. Laboratori diversi tra loro, ma accomunati dal lavoro degli attori con gli attori e dal lavoro dei registi sulla recitazione, sulla parola, sui testi, dal rapporto tra letteratura e drammaturgia e dal rapporto con materiali che, pur di natura differente, diventano testi drammaturgici.
A chiusura delle sei settimane di attività, ci saranno tre Giornate di studio per Luca Ronconi. Regia, Parola, Utopia sono le parole-chiave da cui abbiamo scelto di partire per indagare il teatro-mondo di Ronconi e attorno alle quali ragionare insieme a studiosi, registi, drammaturghi e attori per tentare un’analisi più ampia sulla scena contemporanea e continuare ad interrogarsi sul futuro».

Le attività 2017 del Centro Teatrale Santacristina sono sostenute dal MiBACT-Progetto speciale 2017, da SIAE – S’Illumina. Copia privata per i giovani, per la cultura e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.


Locandina/Programma
Centro Teatrale Santacristina, 24 luglio – 3 settembre 2017

24 luglio – 3 settembre

Dentro la Scuola d’estate
Corso di perfezionamento per 10 attori

in collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia

con Francesco Aricò, Verdiana Costanzo, Michele Costabile, Vladimir Doda, Ksenija Martinovic, David Meden, Gianpiero Pitinzano, Giulia Trippetta, Petra Valentini, Beatrice Vecchione

      24 luglio-6 agosto
      La parola alle parole
      Laboratorio a cura di Benedetto Sicca con Giorgio Moretti
      Lezioni a cura di Gianfranco Bogliari e Giovanni Capecchi

      7-13 agosto
      Scene da Gli amori difficili di Italo Calvino
      Laboratorio a cura di Massimo Popolizio

      7-20 agosto
      Training fisico con Alessio Maria Romano

      16 agosto-3 settembre
      Scene da Spettri di Henrik Ibsen e da Euridice aveva un cane, Tu, sanguinosa infanzia, Rosso Floyd di        Michele Mari
      Laboratorio a cura di Luca Bargagna

      21 agosto-3 settembre
      Scene da O di uno o di nessuno di Luigi Pirandello e da E la notte canta di Jon Fosse
      Laboratorio a cura di Giorgio Sangati

 

31 luglio – 13 agosto

Padri e figli di Ivan Turgenev
A cura di Fausto Russo Alesi con Fausto Malcovati
Musiche di Giovanni Vitaletti

con Giulia Bartolini, Maria Alberta Bajma Riva, Alfredo Calicchio, Luca Carbone, Gloria Carovana, Matteo Cecchi, Anna Chiara Colombo, Eletta Del Castillo, Cosimo Frascella, Stefano Guerrieri, Marina Occhionero, Luca Tanganelli, Zoe Zolferino

 

31 luglio – 6 agosto

Prove di L’Illusion Comique di Pierre Corneille
Regia di Fabrizio Falco, con Titino Carrara, Roberto De Francesco, Loris Fabiani, Fabrizio Falco, Mariangel Granelli, Elisabetta Misasi, Massimo Odierna, Matthieu Pastore, Maurizio Spicuzza

Produzione Teatro Stabile di Torino in collaborazione con il Centro Teatrale Santacristina

 

30, 31 agosto e 1 settembre

Regia, Parola, Utopia. Giornate di studio per Luca Ronconi
Regia, Parola e Utopia: tre parole-chiave del teatro di Luca Ronconi da declinare insieme a studiosi, registi, drammaturghi, attori per indagare il suo teatro-mondo e per interrogarsi e riflettere sulla scena contemporanea.

Leggi il programma completo delle Giornate di studio

 

Progetto a cura di Roberta Carlotto con Claudia Di Giacomo, Elisa Ragni, Maria Zinno
Assistenti ai registi: Lisa Capaccioli, Stefano Fortin, Davide Domenico Gasparro

Selezione rassegna stampa
Materiali
PADRI E FIGLI. Note di regia di Fausto Russo AlesiLABORATORI. Note di regia di Luca Bargagna e Giorgio Sangati

Eccoci dunque alla fine di questa seconda tappa di lavoro su Padri e Figli.
Da molto tempo amo questo straordinario e poetico romanzo di Ivan Turgenev in cui scorre la ricchezza e l’orrore della vita. Santacristina mi è sembrato il luogo adatto per conoscerlo meglio, per verificarne le sue potenzialità e i suoi parametri vitali.
In questo luogo meraviglioso in cui il tempo magicamente si dilata, un luogo che mi lega alla figura straordinaria di Luca Ronconi che lo ha creato, un vero padre del teatro, mi sono voluto porre la domanda: “quale è l’eredità dei padri e quale è il futuro dei figli?”.
Questa domanda, portante a mio avviso del romanzo di Turgenev, è ciò che mi guida in questo viaggio iniziato l’anno scorso tra le colline umbre.
Cercando di sfruttare al meglio il tempo a nostra disposizione, ho voluto da un lato assecondare il carattere del romanzo e quindi non negare le sue dilatazioni e il suo lento sviluppo, dall’altro cercare la teatralità e le possibili sintesi di un testo magistralmente scritto, ma che nasce per essere letto. Da qui l’idea di provare ad indagare i possibili punti di vista da cui guardare il testo: da lettori di oggi che si mettono in rapporto con questa storia e con le sue tematiche, da personaggi che utilizzano la narrazione per raccontarsi attraverso il loro punto di vista, da una possibile figura di autore che confronta con le sue creature, mettendole in relazione e attraversandole tutte per cercare di capire dove collocarsi nel mondo.
Ho chiesto agli attori di mettersi nella condizione di non sapere mai quale è il passo successivo da fare, di non sapere come va avanti la storia o come si sviluppano i percorsi dei personaggi. Di cercare di capire chi sono attraverso l’incontro e la relazione con l’altro.
Una parola chiave dunque che mi ha guidato nel lavoro è la “distanza”. E da qui certamente siamo partiti per provare a cercare i “padri”: il lavoro non si è concentrato su una caratterizzazione, ma sul cercare punti di contatto o di distanza appunto da essi. E così per ogni personaggio, anche per il più piccolo, che Turgenev disegna con una precisione meravigliosa, dettaglio per dettaglio.
Romanzo problematico Padri e Figli che fu molto criticato al suo esordio, romanzo che probabilmente scontentava tutti, poiché tutti apparentemente ne uscivano sconfitti. I padri conservatori e i figli progressisti, tutti si sentirono feriti in qualche cosa e per questo, forse, lo negarono. E il sentirsi feriti è il primo passo verso la paura e la paura il primo passo verso le barriere e le “distanze”. Mi sembra che la posizione di Turgenev sia estremamente umana, esistenziale. Mi sembra di riconoscere un’inquietudine in ogni personaggio da lui descritto e mi sembra che l’uomo-Turgenev si dibatta tra l’uno e l’altro nel tentativo di comprendere, di colmare quelle distanze, di colmare i vuoti, lasciandoci intravedere gli abissi, le inettitudini e le debolezze dell’essere umano e soprattutto la sua incapacità di emanciparsene o di affrontarle.
Bazarov ha, da un lato, la forza di un visionario capace di demolire un ordine costituito e un passato obsoleto, è in grado di prendere le distanze da un presente mostruoso e corrotto e potrebbe, con i suoi occhi, tracciare un ponte con il futuro per dare risposte alle nuove generazioni; ma dall’altro ha anche in potenza la violenta degenerazione della sua coerenza e del suo progetto estremo e distruttivo.
Quando leggo il capitolo sulla morte di Bazarov, mi sembra di cogliere nel suo gesto di abbandonarsi ad essa e di esaurirsi definitivamente, un grande gesto di accettazione del limite umano, una consapevolezza di non aver saputo cogliere il segreto della vita e una consapevolezza dell’orrore che può scaturire dalla sorda convivenza tra gli uomini.
I duelli, i confronti e gli scontri che vediamo nel romanzo sembrano parlarci delle sfide della modernità. Mi piace considerare questi grandi personaggi, ricchissimi di sfumature e contraddizioni, come pianeti, continenti, che si narrano e che hanno visioni del mondo e norme talmente differenti che non fanno altro che scontrarsi non riuscendo a comprendere che gli uni sono indispensabili agli altri. Alla luce di tutti i fallimenti della nostra storia fino ai giorni nostri, di tutte le guerre che ci sono state e continuano ad esserci, di tutti i dogmi le dittature e i regimi, di tutte le utopie e i loro crolli mi sembra che Turgenev ci parli proprio dall’alto di quel fallimento e con l’onestà e lo spaesamento navighi a vista nella precarietà e nel nichilismo delle nostre società interrogandosi con pudore su quali basi costruire quel ponte sul futuro senza mai dimenticare che i giovani presto saranno vecchi e che i vecchi un tempo sono stati giovani.

Nel corso del laboratorio gli attori hanno avuto la possibilità di confrontarsi con materiali molto diversi tra loro: Spettri di Ibsen e alcuni racconti di Michele Mari. Testi così apparentemente lontani, hanno permesso ai ragazzi di avvicinare stili e registri diversi, costringendoli a mettersi in rapporto con la parola. L’analisi della scrittura, le ragioni più profonde di essa, sono state il punto di partenza per l’approccio interpretativo.
Imparare a gestire una struttura, piuttosto che subirla, è uno degli strumenti che può consentire ad un attore di sviluppare una libertà di interpretazione.
Lo studio di Spettri è iniziato con una lettura integrale del testo con i 10 partecipanti al laboratorio; in una seconda fase, con un numero ristretto di attori, l’attenzione si è focalizzata su alcune scene che ruotano intorno ad un nucleo tematico: le deviazioni dei rapporti familiari.
Attraverso un montaggio di scene, l’ipotesi è “mettere all’angolo” i personaggi, costringendoli a far uscire gli spettri che convivono nelle loro anime, e mettere in discussione la veridicità dei rapporti familiari, fino a dubitare del legame biologico. I rapporti familiari sono pericolosi, intrisi di morbosità dentro la quale, per cercare la luce, si sarebbe pronti a giustificare un incesto.
Espulsi dal salotto borghese sembrano affacciarsi in questo testo, i temi della tragedia antica, dove le colpe dei padri ricadono sui figli e l’unica soluzione sembrerebbe quella di accettare col capo chino il proprio destino e portarlo come una croce.
«Ma io credo quasi che noi tutti siamo spettri. Non è solo ciò che abbiamo ereditato da padre e madre, che ritorna in noi. È ogni specie di vecchie morte opinioni e ogni genere di vecchie morte credenze. E così esse non vivono in noi; ma intanto sussistono in noi e non riusciamo a sbarazzarcene». (Spettri, Atto II)
Parallelamente è stato portato avanti il lavoro sulla scrittura di Michele Mari. Abbiamo affrontato alcuni racconti tratti da Tu, sanguinosa infanzia ed Euridice aveva un cane. Confrontarsi con un materiale letterario può essere istruttivo e liberatorio perché consente di cambiare rapidamente il punto di vista, allenando una velocità di pensiero e sviluppando una tecnica che consenta di rendere l’andamento di una costruzione sintattica più complessa.
La restituzione finale è un lavoro corale sul racconto Otto scrittori, una spietata gara ad eliminazione fra gli otto più grandi scrittori di mare e avventura: Joseph Conrad, Daniel Defoe, Jack London, Herman Melville, Edgar Allan Poe, Emilio Salgari, Robert Louis Stevenson, Jules Verne.

Luca Bargagna

 

O di uno o di nessuno è, a detta dello stesso Pirandello, un testo minore, che però offre diversi spunti particolarmente interessanti per un laboratorio con giovani attori. Prima di tutto ha dei protagonisti anagraficamente vicini all’età degli allievi; in secondo luogo permette di lavorare su una drammaturgia in lingua italiana, scandagliandone le possibilità espressive fonetiche e musicali; infine, a livello tematico, esplora la degenerazione dell’istituto famigliare senza censure, in un Italia fascista, individualista e materialista, che non sembra poi così distante da quella di oggi. Abbiamo deciso di soffermarci in modo particolare sull’ultimo atto della commedia per tentare di andare oltre un certo patetismo melodrammatico di maniera, provando a mettere in luce l’atmosfera soprannaturale che sembra animarlo.
In ultimo il testo manifesta, attraverso didascalie particolarmente estese e dettagliate, la volontà dell’autore di tutelare la messa in scena attraverso una sorta di “regia preventiva” che abbiamo cercato di mettere in evidenza, facendola diventare parte integrante del nostro studio.

 Giorgio Sangati