Il nuovo progetto teatrale di Luca Ronconi, ruota interamente attorno a Ulisse – il più elusivo, inafferrabile, romanzesco degli eroi antichi. Non sono solo le fonti antiche –epiche e tragiche, oltre che figurative- a suggerirci il carattere inesauribilmente misterioso di questo re-pastore maestro della guerra e degli inganni, sublime oratore e infallibile mentitore, tra tutti i mortali il più simile ad Ermes, il dio che appare più vicino alla sua sorte. Perché anche i moderni, non smettendo mai di riscriverne la storia, hanno complicato in maniera labirintica il profilo di Ulisse e il significato delle sue avventure, trasformando l’uno e l’altro in un immenso palinsesto, in un giacimento artistico capace di nutrire ogni codice espressivo, dalla letteratura alla musica, dal teatro alle arti figurative, assieme a tante meditazioni filosofiche sul destino umano. Solo il Rama indiano, tra tutti gli eroi della storia del mondo, potrebbe vantare un simile concorso di rielaborazioni ed interpretazioni successive. Ma mentre Rama è pur sempre l’incarnazione umana di un dio, Vishnu, sceso sulla terra per risalire in cielo circondato dalla sua gloria, Ulisse è un uomo che, se incarna anche lui un qualche principio invisibile del mondo, non ce lo lascia mai capirecon certezza e fino in fondo. Come un oracolo, ogni volta che parla allude a qualcosa d’altro, che non può mai essere espresso apertamente e dominato dalla ragione.
Ed ecco dunque che, come sempre è accaduto e verosimilmente continuerà ad accadere in futuro, Ulisse si rivela ancora in grado di suggerire prospettive inedite a un drammaturgo contemporaneo dall’ispirazione inquieta e visionaria come Botho Strauss, l’autore di Itaca, la pièce che sarà uno degli elementi fondamentali del nuovo spettacolo di Ronconi. Che alla messa in scena dell’opera dello scrittore tedesco affiancherà, in uno spazio contiguo ma separato, una rappresentazione diversa, che si potrà intendere a piacere del pubblico come complementare o semplicemente alternativa. Si tratta di una sorta di “biografia di Ulisse” che ricorrerà al materiale narrativo primario – gli esametri dei poemi omerici nella più accreditata versione italiana, quella di G.A.Privitera. I tre attori che reciteranno nella parte di Ulisse praticheranno entrambi gli spazi, passando dal testo contemporaneo a quello antico. Come dichiara fin dal titolo, la pièce di Botho Strauss (affidata in un lungo ciclo di repliche all’interpretazione di Bruno Ganz) prende le mosse dalla fine, cioè dal ritorno di Ulisse in patria e dal ristabilimento della giustizia nella sua casa. Sia in terza persona (quando è il poeta epico a raccontare le sue avventure) che in prima (quando è Ulisse stesso a raccontare le sue avventure, come fa alla corte dei Feaci) l’Iliade e l’Odissea contengono, al capo opposto del filo cronologico che arriva fino a Botho Strauss, la più antica ad autorevole narrazione delle gesta di Ulisse che sia arrivata fino a noi. C’è da aggiungere che questa distinzione tra “antico” e “contemporaneo” dovrebbe apparire, considerando lo spettacolo nella sua interezza, nient’altro che un punto di partenza, del tutto sovvertibile. Già Omero, infatti, guarda ai suoi eroi con il rimpianto di un passato irrevocabilmente tramontato. E allo scrittore contemporaneo (o all’attore, al regista, al traduttore…), all’ultimo degli epigoni, potrà toccare in sorte una tale intensità della visione da rendere Ulisse, anche se solo per pochi e fugaci attimi, totalmente presente, come un uomo vivo tra altri uomini vivi.