2005 / In vista di Domani
Corso di preparazione per gli attori degli spettacoli del progetto Domani, in occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino del 2006, finanziato dal Teatro Stabile di Torino.
Al corso partecipano 30 allievi tra attori e registi.
Il corso si svolge nella nuova sede del Centro Teatrale Santacristina, immersa nella campagna umbra tra Gubbio e Perugia, presso la località Morleschio.
Troilo e Cressida 18 luglio 2005
Dire in poche parole che cos’è il Troilo e Cressida, quali problemi di interpretazione e quali problemi di esecuzione presenta agli attori, credo proprio che sia impossibile. La caratteristica di quest’opera è di essere calamitante e sfuggente allo stesso tempo. E’ la più estesa tra le opere di Shakespeare, la più ramificata.
Non è certo l’unica dell’autore inglese, come per esempio Il sogno di una notte di mezza estate. Ma mentre un’opera come Il sogno sembra centripeta, questa invece sembra centrifuga, sembra sfuggire in tante direzioni. Che fare allora? Le opzioni sono: cercare di seguirle contemporaneamente tutte quante, sceglierne qualcuna, oppure solo una escludendo tutte le altre. All’inizio delle prove non so nemmeno quale di queste opzioni scegliere. Posso dire però quelle che scartiamo. Per esempio c’è nell’opera un carattere parodistico, una demitizzazione dell’eroe omerico non per come lo conosciamo noi, cioè dall’Iliade, ma per come lo conoscevano loro, cioè attraverso la medievalistica. Quando parliamo di parodia ci viene sempre in mente qualcosa di liceale e goliardico. Quindi se la parola demitizzazione va bene, la parola parodia va molto meno bene, perché dà l’impressione che ci sia poco oltre lo sberleffo. Viceversa questa è una commedia intrisa di amarezza e problematicità. Nel canone shakespeariano quella cui sembra fare più riferimento è il Romeo e Giulietta. Non soltanto per il titolo, ma anche per lo schema: due campi avversi e contrapposti. In realtà anche se nel titolo ne appare solo una, nel Troilo e Cressida le coppie sono due, ed entrambe divise fra Troia e il campo greco. E sono appunto Troilo e Cressida da un lato, Ettore e Achille dall’altro.
Una cosa sicura è che nell’ambito di questo progetto non abbiamo l’ambizione né la pretesa né l’intenzione di fare della filologia shakespeariana. Si tratta piuttosto di trovare delle possibili connessioni con gli altri quattro titoli che fanno parte del progetto. E’ chiaro quindi che il tema della guerra di Troia nello spettacolo ha il sopravvento sul tema amoroso. In ogni caso si tratta di capire di quale guerra si tratti? Se è la guerra di Troia o la guerra come l’ha vissuta o come può averla intesa Shaspeare alla fine del Cinquecento – e quindi il conflitto tra Spagna e Inghilterra – oppure una guerra contemporanea. Io direi che nessuna di queste tre opzioni è da seguire completamente. Tenderei a pensare che ciò che presentiamo è uno scontro di civiltà, pur tenendo presente che in realtà sono quasi più forti i momenti in cui si stabiliscono dei rapporti d’amore, affettuosi, d’amicizia, di competizione eroica trai i due campi, che non quelli direttamente legati ad un conflitto. Il conflitto casomai non è tra i personaggi ma tra le loro concezioni di vita. Quando si parla di conflitto di civiltà, di cultura, generalmente c’è sempre qualche cultura più arcaica e qualcuna più recente. Non si sa mai che cosa si perde nella distruzione di quella antica e cosa si acquista con quella nuova. E’ un po’ in questo senso che i temi e le situazioni raccontate in un testo come il Troilo e Cressidapossono rapportarsi ai temi degli altri testi, dove sicuramente non si parla di conflitti militari ma si parla per esempio di diverse concezioni rispetto a dei problemi etici legati alla medicina, o di diverse concezioni riguardo lo sviluppo ed il progresso dell’economia, o su ciò che è successo o che succede nell’ambito di alcune grandi correnti politiche del ventesimo secolo.
Ci sono due concezioni modello che appartengono alla civiltà greca e a quella troiana?
Parlando per adesso dei due campi avversi e non della storia d’amore, possiamo dire che i personaggi troiani sono un nucleo familiare, mentre nel campo greco c’è una coalizione di potenti. In un contesto familiare i personaggi troiani parlano il linguaggio degli affetti. Nel campo greco si parla quello ambiguo della politica. Questa è una prima grossolana divisione. Poi nella resa visiva dello spettacolo i greci sono abbigliati come potrebbe esserla oggi una legione straniera in un deserto. I Troiani sono invece armati e corazzati di tutto punto con delle armature medievali. Già questo è un primo modo di mettere in evidenza la diacronia tra le due epoche, e tra i due momenti in cui si svolgono le scene in un campo e nell’altro.
Esiste un criterio assiologico all’interno? Cioè ci sono valori più importanti di altri, valori che vengono attribuiti a una parte e disvalori che vengono attribuiti all’altra?
Questo sarebbe dare un giudizio su un testo che è talmente sottile e ambiguo da consigliare che opinioni e giudizi è meglio prenderli con le molle o lasciarli a casa; è sicuramente consigliabile cercare di rispettare la sua obiettività. C’è da dire che non tutto è limpido nel nucleo familiare, così come non tutto è bieco nel nucleo greco. In realtà i due eroi maschili, Troilo da una parte e Achille dall’altra, sono due personaggi – come diremmo oggi – in “crisi d’identità”. Troilo perseguirebbe un suo modello di identità possibile imperniato sulla fedeltà assoluta e sull’amore eterno, ma poi tutto sommato non è capace di sostenere questo modello. Allo stesso modo Achille sente che nel momento in cui gli viene meno la stima e la considerazione degli altri perde quasi contemporaneamente la sua identità. E alla fine della tragedia si comporta come il peggiore dei traditori.
Che valutazione c’è della guerra nell’opera? La guerra è un male assoluto o necessario, si può o si deve evitare?
Si tratta di scegliere a quale personaggio della commedia vogliamo dare credito. E dobbiamo anche dire che se c’è un autore accortissimo nel dissimularsi, questo è Shakespeare. Non risulta infatti che prenda mai partito se non per motivi di propaganda del tutto utilitaristici nei riguardi della monarchia. Se prendiamo come testimoni, sia della storia erotica sia di quella militare, i due personaggi di Tersite e di Pandaro, ossia se sono questi due personaggi gli occhiali attraverso cui eros e eroismo vengono guardati – perché in realtà non si parla tanto di guerra quanto di eroismo – si deve dire che la guerra è presentata come qualcosa di schifoso, di orribile. C’è da dire però che lo stesso Tersite non viene presentato come qualcosa di meno orrendo. Nel nostro spettacolo viceversa cerchiamo di enfatizzare il moralismo di Tersite piuttosto che la sua spregevolezza. Così come si cerca di enfatizzare nella vicenda amorosa il fatto che sia incorniciata da una figura abbaastanza turpe come è quella di Pandaro.
Che rapporto ha la vicenda amorosa con quella marziale, la vicenda privata con quella pubblica?
Anche se in forme sviluppate in misura diversa, la tragedia è una storia di tradimenti, di promesse non mantenute, di tentativi di alcuni personaggi di raggiungere un’identità che però gli sfugge. Questo è fortissimo nei due personaggi di Troilo e Cressida. Tuttto sommato Cressida sa che fin dall’inizio la sua vocazione è l’infedeltà o la falsità, eppure vorrebbe e giura addirittura di mantenersi fedele. Troilo ha un progetto su se stesso di fedeltà assoluta che lo porta ad allontanarsi da Cressida subito dopo il primo incontro amoroso per vedere se questo progetto di fedeltà può realizzarsi. Certo risulterebbe più facile realizzarlo nella vicinanza, mentre è più arduo e meritorio nel distacco e nella lontananza. Curioso poi è il confronto tra Romeo e Giulietta da un lato e Troilo e Cressida dall’altro. I primi sono due sempliciotti che si incontrano, si innamorano e si amano. Qui invece si vedono due personaggi, della stessa età e all’incirca nella stessa situazione, che sono detentori di un tipo di passione amorosa estremamente complessa e contraddittoria, in qualche modo perversa. Non meno curioso è il rapporto che lega Ettore ad Achille. E’ come se ognuno volesse rubare all’altro il proprio eroismo, soprattutto da parte di Achille nei confronti di Ettore. Non si tratta solo di una competizione per stabilire chi sia il più forte, ma c’è una specie di emulazione, di tentativo di privare delle proprie prerogative.
Fino a che punto lo stato estremo della guerra modifica e condiziona il comportamento degli uomini?
Non si può dire che l’uomo è fatto in un certo modo, e che poi ci vogliano certi stimoli perché le cose vengano fuori. In realtà si è fatti in tre o quattro modi diversi. La guerra serve a tirare fuori qualcosa, la pace, o il benessere, qualcosa d’altro. La guerra come il benessere sono prodotti umani, non sono maledizioni o maledizioni che ci vengono dal cielo.
Chi sono gli eroi e i non eroi di questa commedia?
Eroi e antieroi sono il quartetto dei protagonisti. Ma c’è da dire però che “ideologo” della commedia è Ulisse. Questo personaggio nel 1600 può provare un certo sgomento di fronte alla perdita di centralità del potere, alla frantumazione del mondo, al fatto che il sole non è più al centro dell’universo – fino a quel tempo le rivoluzioni erano state poche e comunque lente e sotterranee. Noi viceversa ci siamo quasi abituati e abbiamo un concetto diverso del rivolgimento epocale. L’Ulisse di oggi è una figura che di fronte all’approssimarsi inevitabile di tali catastrofi fa di tutto per approssimarne l’avvento nel momento in cui se ne deve constatare l’impossibilità di evitarli.
Che cosa rappresenta Ettore?
Cerco di rispondere a questa domanda chiedendomi perché muore. Ettore muore perché abbagliato dalle armi di un greco, ossia da un’arma che non è la sua e che gli sembra più splendente. Per impadronirsene si spoglia della sua armatura diventando così inerme, e quindi vittima dell’agguato di Achille. Questo errore determina la sua fine.
Un altro spiraglio per leggere il personaggio di Ettore è la seconda scena del secondo atto. Il consiglio dei troiani in cui Priamo e i figli discutono se sia il caso di restituire Elena ai greci e fare finire le ostilità. Ettore dapprima è favorevole alla restituzione ma dopo la profezia di Cassandra, profetessa non creduta, cambia parere. Dà così l’impressione di essere l’unico personaggio che dà credito alle profezie della sorella, l’unico che vede la fine di Troia come qualcoswa di inevitabile. Pare quindi che tutto ciò che fa in seguito sia una specie di contemplazione eroica della fine del proprio mondo.
Troilo e Cressida, tragedia o commedia?
Si può parlare di tragedia perché Ettore muore, eepure in tutta l’opera c’è sempre una certa meschinità che anima tutti i personaggi. Non c’è nessuno che abbia la statura dell’eroe tragico. Qui si muore perché c’è la guerra.
Ci sono ideologie forti in quest’opera?
Se dico che l’ideologo della commedia è Ulisse, già capisci che di ideologie forti non ce ne sono. Anzi la commedia è inspirata ad un relativismo totale.
C’è una tragedia, quella propria della cultura greca, che ha come sfondo una mitologia. Mi sembra che qui siamo di fronte ad una tragedia che ha perso questo sfondo.
Completamente. Ma non solo nella mia interpretazione. E’ proprio scritto così. Qui nessuno potrebbe pensare che questo Agamennone verrà ammazato da Clitemnestra, o che Cassandra parla perché invasata da Apollo ma perché sa e capisce bene che le cose non possono concludersi diversamente. Nel Troilo e Cressida di Shakespeare gli dei hanno abbandonato il campo. L’ira di Achille non è certo provocata dagli dei e le invocazioni agli dei che pure ci sono nel testo, sono puramente retoriche.
Che coordinate hai dato ai tuoi attori al livello interpretativo?
Le difficoltà interpretative stanno nel fatto che qui non hai una storia da seguire, piuttosto ci sono da stabilire degli equilibri tra le diverse scene. Non c’è una trama vera e propria. In tutta l’opera, che è una delle più lunghe di Shakespeare, c’è un unico colpo di scena, ed è quando Calcante, personaggio a cui peraltro sono affidate solo due battute, propone ai generali greci uno scambio tra il prigioniero troiano e la figlia Cressida. Questo è l’unico avvenimento reale che succede, ed è un po’ poco per definirlo una trama. Quindi la difficoltà è che la commedia è tutta nei rapporti intersoggettivi, nelle parole in cui vengono indicati questi rapporti, e negli equivoci che creano, nei crampi di comunicazione. Nel Troilo e Cressida quasi tutti i personaggi sono alla ricerca della propria identità. In scena vedi un Achille che cerca di rincorrere Achille, un Troilo che cerca di rincorrere Troilo, una Cressida che non sa se abitare o non abitare Cressida.
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